domenica 11 dicembre 2016

FIRESTARTER - capitolo III - L'HANGAR


-Non è questo il momento, né il luogo per parlare del Firestarter. Permettici di ospitarti nel nostro rifugio e ti prometto che parleremo a lungo.

Con queste parole, Kosse tagliò bruscamente il discorso. In effetti, ora che aveva avuto sufficiente tempo per osservarli, Vihn potè constatare che sia il Gerarca che i suoi guerrieri erano piuttosto a disagio nel rimanere in quel posto. In seguito, avrebbe scoperto che erano stati loro stessi a sigillare quella tomba, un sancta sanctorum in cui far riposare il loro Patriarca per l'eternità. Uscirono dall'ampia e tetra camera e Kosse ordinò a due Neofiti di presidiare l'ingresso finchè non fossero arrivati altri a ri-sigillarne il portone, dopodichè fece strada e condusse Vihn lungo una serie di tortuosi cunicoli.

Il piccolo famiglio zampettava allegramente attorno a Vihn, riflettendo il sollievo psichico che l'ibrido provava nell'aver trovato dei suoi simili. Non sapeva nemmeno che i Magus e i Patriarchi potessero materializzare queste creature. Blashyrrk non ne aveva mai fatto parola con nessuno, ma del resto conduceva una vita assolutamente ritirata ed era molto riservato sulla portata dei suoi poteri. Tuttavia l'istinto gli diceva che ne era in grado. Non che avesse conosciuto molti psionici, anzi, ma i portenti di cui quell'essere era in grado avevano più volte sfidato la ragionevolezza del mondo terreno, persino per gli standard del 41esimo millennio. La sua morte fu una tragedia, seconda solo alla perdita del Padre.

-Scusa, Kosse, ma ho bisogno di sapere. Mi hai detto di essere l'ultimo Gerarca del vostro Culto... Avete ancora un Magus?

-No. Si chiamava Reekel e durante quella battaglia fu ferito gravemente. Lo portammo in salvo, ma perdeva troppo sangue e nel giro di qualche ora morì. Naturalmente, non prima di averci lasciato la Profezia del Firestarter.

-Quando è stato?

-In anni terrestri? Circa quattro anni fa. Siamo sopravvissuti unicamente nascondendoci e solo di recente abbiamo iniziato ad uscire dal nostro rifugio. Le cose qui sono molto cambiate a quanto pare, sebbene di fatto continui a regnare il disordine. Era così prima e credo che rimarrà così per sempre, almeno finchè non estenderemo il nostro dominio su tutto e tutti.

-Quindi sei tu al comando del Culto?

-Non proprio. Al momento siamo in due a detenere il comando, anche se spesso le nostre idee differiscono.

-Ma se sei l'ultimo Gerarca, allora di chi si tratta?

-Mi riferisco al nostro Accolito Vessillario, Murian.

-Un semplice Vessillario?

-Si e no. In pratica è il più anziano degli ibridi di prima generazione, una figura molto rispettata come potrai di certo capire. E merita tutto il rispetto che riceve, sia chiaro. È lui che custodisce le nostre insegne e tutti gli Accoliti lo vedono come il loro capo. Io sono molto più giovane e non sono ancora riuscito a guadagnarmi il loro pieno rispetto.

-E su che cosa siete in contrasto?

-Farai prima a verificarlo tu di persona, piuttosto che a farti spiegare da me o da chiunque altro.
Dopo una decina di minuti, il gruppetto giunse di fronte ad una piccola paratia corazzata ricoperta di ruggine. Attivando il comunicatore della propria tuta da lavoro, Kosse ordinò ai cultisti che presidiavano l'interno del loro rifugio di aprirne l'accesso. Dopo qualche attimo di silenzio, la paratia iniziò a sollevarsi, non senza sinistri cigolii e stridii. Giunta a metà si bloccò e Kosse ordinò ai suoi soldati di iniziare ad entrare, per poi invitare Vihn a fare lo stesso.

L'interno assomigliava ad una piccola città. C'erano luci, ibridi indaffarati che correvano a destra e a sinistra impegnati in faccende e commissioni, la temperatura era decisamente più alta dell'esterno e nell'aria si libravano odori riconducibili a cibi di curiosa natura. L'aspetto del posto tuttavia era abbastanza miserabile. In pratica, si trovavano all'interno di un vecchio ed enorme hangar di macchine da miniera, pieno zeppo di baracche costruite con i materiali più disparati, tra cui carcasse di veicoli e rottami di ogni genere. Le persone osservavano Vihn con un misto di stupore e sospetto, come se ne capissero al volo la natura ma ne diffidassero ugualmente, per poi tornare ai loro affari. Le strade, se così si potevano chiamare, erano costellate di sporcizia di ogni genere, da normali avanzi di cibo a ben altri avanzi di cibo, passando per cartacce, vestiti a brandelli, carogne di strani e piccoli animali... Insomma, un posto davvero misero.

Si stava giusto accorgendo del fatto che finora aveva incontrato unicamente ibridi di 3a o 4a generazione, quando Kosse riprese a parlare.

-Murian e i suoi seguaci, cioè tutti gli ibridi di 1a e 2a generazione, non abitano qui. Dall'altro lato di questo hangar vi sono i resti di un insediamento di minatori, gli stessi che erano proprietari di questo hangar e di buona parte dell'equipaggiamento che adoperiamo. Loro stanno lì. Vengono qui di tanto in tanto, in fin dei conti siamo sempre tutti fratelli.
-E che fine hanno fatto i minatori?

-Oh, alcuni facevano già parte del Culto, altri vi entrarono quando conquistammo questa zona. Altri ancora provarono ad opporre resistenza... Come mai questo interesse per i locali?

-Non fraintendere le mie domande, eh, io avrei fatto lo stesso. Semplicemente, ero curioso di saperlo.

-Allora vedi di essere meno curioso quando incontrerai Murian. Non è molto bravo a parlare e detesta farlo. Saremo già fortunati se non tenterà di ucciderti... Ma stai tranquillo: faremo il possibile per difenderti.

Questi ultimi sviluppi iniziarono ad inquietare Vihn. Si era forse cacciato in un guaio? Oh beh, non che avesse avuto molte alternative. Kosse lo aveva invitato e trattato con rispetto, ma era pur sempre un Gerarca a capo di un manipolo di soldati. Se non avesse acconsentito a seguirlo, probabilmente sarebbe stato convinto con la forza.

Giunsero di fronte alla baracca più grande di tutte. Dalla presenza di guardie all'esterno, Vihn dedusse che si trattava dell'alloggio di Kosse. Deduzione corretta. Il Gerarca salutò le guardie e vi entrò, facendogli cenno di seguirlo. L'interno era caldo e accogliente, dal momento che un fuoco crepitava in una stufa e il suolo era ricoperto di tappeti e vecchi cuscini. Vihn individuò altre due stanze; nella prima notò un vecchio sacco a pelo dell'Astra Militarum, mentre la seconda era nascosta da una porta chiusa. Probabilmente era il cesso. Non vi erano sedie, ma un basso tavolino dominava il centro della stanza, ricoperto di quelle che sembravano essere mappe. Kosse invitò Vihn a sedersi e poi si accomodò su di uno dei cuscini vicini al tavolo.

-Questa è casa mia. Se ti va bene, sarò felice di ospitarti fino a che lo vorrai. Come puoi vedere, non è il massimo della comodità ma è quanto di meglio potrai trovare quaggiù.

-Tranquillo, sul mio pianeta vivevo in un posto ben peggiore. Ero un membro degli equipaggi dei veicoli e praticamente dormivamo dentro di essi...

-Scomoda come cosa. Ma veniamo a noi. Vuoi sapere cosa è il Firestarter, giusto?

Vihn era tutto orecchi.

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