martedì 13 dicembre 2016

FIRESTARTER - capitolo IV - MURIAN


-Mentirei se ti dicessi che qualcuno di noi sa esattamente cosa sia il Firestarter. Come ti ho già detto, tutto ciò che sappiamo ce lo rivelò Reekel in punto di morte. Ma ti dirò tutto quello che so. Stando al nostro Magus, il Firestarter è come noi, ma non è uno di noi. Egli è protetto dalla Mente della Nidiata, ma non possiede veri poteri. Lui è un leader, ma al tempo stesso non lo è. È colui che innescherà il fuoco che brucerà i nostri nemici, ma anche noi stessi. Il Firestarter non è un segno di pace, ma un segno di guerra.

-Non che mi spaventi la guerra, ma finora sembra che io non sia altro che una sciagura...

-Ahahaha! Certo. Infatti Murian la pensa esattamente così sul Firestarter. Diciamo che secondo lui potresti tranquillamente essere la nostra rovina... Ma la parte davvero importante, secondo me, viene dopo. Reekel aggiunse che dalle ceneri dei fuochi del Firestarter sarebbero nati decine, se non centinaia, di Culti e che tutti quanti loro avrebbero ricevuto la visita della Grande Divoratrice.

-Però ceneri...fuochi... Se tutto ciò è vero, vuol dire che brucerà tutto anche qua. Io non voglio causarvi altri problemi.

-Si e no. Reekel infatti ci disse che tu saresti stato solo di passaggio. Che non era questa la tua vera destinazione. Murian sostiene che comunque sia tu porterai rovina, io invece credo che sia nostro compito aiutarti. Per il bene dei nostri simili.

Le rotelle nel cervello di Vihn iniziarono a girare all'impazzata. Non gli era molto chiaro cosa volesse Kosse da lui. Forse voleva solo usarlo contro Murian? Oppure i suoi intenti erano sinceri? In ogni caso, era il primo alleato che trovava da tanto tempo: di certo non se lo sarebbe messo contro. E poi decise che, comunque stessero le cose, avrebbe cercato di attenersi al suo piano originario: recuperare le forze e poi andarsene. Certo che questa profezia del Firestarter assomigliava proprio tanto alle sue intenzioni e ai suoi desideri...

La sua riflessione fu interrotta da delle urla provenienti dall'esterno. Kosse scattò in piedi e si avvicinò all'ingresso della baracca. Vihn gli sentì pronunciare distintamente la parola “Murian” e si alzò in piedi pure lui. Era giunto il momento di incontrare questo riverito Vessillario.

Effettivamente, il problema era proprio lui. Le voci sulla presenza di Vihn e su quello che potesse significare avevano rapidamente fatto il giro di tutte le orecchie del Culto, fino ad arrivare a quelle di Murian (o meglio, ai cavi orifizi posti sui lati della sua testa). E la cosa lo aveva fatto imbestialire. Le guardie della capanna stavano cercando di impedirgli di entrare, ma i loro sforzi poterono poco contro la sua furia. L'Accolito entrò nella baracca e con lo sguardo individuò subito Vihn. Un ringhio, proveniente dalla sua gola, sottolineò quella poco gradita scoperta. Kosse intervenì.

-Murian! Ti chiederei “come osi entrare senza invito”, ma tanto so che non te ne fregherebbe nulla, quindi vado al sodo. Non toccarlo. È lui ed è reale. E non vedo come possa portarci guai.

Lo sguardo d'odio di Murian si posò su Kosse. Con una voce d'inferno, l'ibridò parlò.

-Te l'ho detto, Kosssse. Non è bene. Non è giusssto. Non ha diritto di bruciare. Non è ancora momento per guerra.

-Se non oggi quando, Murian? Siamo pronti ed è ora di combattere. Lui ne è la prova.

-Ammessso che sia Firessstarter... Porterà noi a rovina. Io dico che deve andare via. Potrebbe non esssere lui, anche ssse è sssimile a noi. O andare via, o noi uccidere.

Il messaggio di Murian era abbastanza chiaro: nel dubbio, vattene o ti ammazzo. Piuttosto che rischiare così tanto, Vihn se ne sarebbe davvero andato via, ma Kosse mostrò un pugno di ferro ormai non del tutto inaspettato.

-No, Murian, non lo ucciderai. Ed è ora di finirla! Senza Patriarca e senza Magus, dovrei esserci IO al comando. Io da solo!

-HAH! Io è più anziano, io è più simile a Padre! IO DOVERE COMANDARE! E tu, Kossse, obbedire. Ma già troppo ssspreco venire qui. Tu, io non avere nulla di persssonale, ma vattene sssubito. Non sssei benvenuto.

Detto questo, Murian se ne andò. Vihn fece in tempo a scorgere una figura muscolosa e torreggiante in strada, assolutamente grottesca, prima che la porta si richiudesse. Kosse notò il suo sguardo incuriosito e gli fornì spiegazioni.

-È un Aberrante. Non ne hai mai visto uno, Vihn?

-No mai, da noi non c'erano.

-Colpa delle radiazioni. O di sostanze chimiche. O del warp. Non l'abbiamo mai capito. Fatto sta che sono forti. Sai, non è che il loro intelletto sia molto sviluppato. Capiscono concetti basilari e poco più, come per esempio l'essere fisicamente più simili agli ibridi più vecchi, piuttosto che ai recenti. Ecco perchè sono tutti dalla parte di Murian, hah!

-Si, a proposito di lui... Ascolta, io non voglio crearvi ulteriori problemi. Vedo che già siete sul filo del rasoio e non vedo come la mia presenza possa migliorare la vostra situazione. Il mio piano era quello di riposarmi e andarmene e ho intenzione di attenermi ad esso. Anzi, a dire il vero, farei meglio a partire subito.

Kosse si lasciò sfuggire un'occhiata di sopportazione, come se Vihn fosse un moccioso che fa i capricci. Dopo un breve sospiro, prese la parola.

-Ascolta, Firestarter. Portandoti qui ho già messo in moto avvenimenti che non possono più essere fermati. Non ho il diritto di fermarti, ma credo di avere quello di consigliarti. Parliamoci chiaro: noi qua stiamo morendo. Per un qualche motivo, non sono nati genoraptor dalle quarte generazioni di ibridi, sono nati semplicemente altri ibridi come loro. Anzi, più umani. È come se il nostro sangue si stesse annacquando o qualcosa del genere. Non abbiamo le conoscenze per capire cosa ci sta succedendo. E questo vale anche per Murian e i suoi seguaci. Siamo tutti sull'orlo, al punto che forse sarebbe proprio il fuoco della guerra a salvarci, purificandoci. Murian teme che saremo distrutti, io spero che saremo ripuliti.

-Io non sono un eroe, Kosse. Nè uno scienziato. Se anche volessi interferire, non saprei cosa fare!


-Non preoccuparti. Io un piano ce lo avrei. Se vuoi dare un'occhiata al mio tavolo...

domenica 11 dicembre 2016

FIRESTARTER - capitolo III - L'HANGAR


-Non è questo il momento, né il luogo per parlare del Firestarter. Permettici di ospitarti nel nostro rifugio e ti prometto che parleremo a lungo.

Con queste parole, Kosse tagliò bruscamente il discorso. In effetti, ora che aveva avuto sufficiente tempo per osservarli, Vihn potè constatare che sia il Gerarca che i suoi guerrieri erano piuttosto a disagio nel rimanere in quel posto. In seguito, avrebbe scoperto che erano stati loro stessi a sigillare quella tomba, un sancta sanctorum in cui far riposare il loro Patriarca per l'eternità. Uscirono dall'ampia e tetra camera e Kosse ordinò a due Neofiti di presidiare l'ingresso finchè non fossero arrivati altri a ri-sigillarne il portone, dopodichè fece strada e condusse Vihn lungo una serie di tortuosi cunicoli.

Il piccolo famiglio zampettava allegramente attorno a Vihn, riflettendo il sollievo psichico che l'ibrido provava nell'aver trovato dei suoi simili. Non sapeva nemmeno che i Magus e i Patriarchi potessero materializzare queste creature. Blashyrrk non ne aveva mai fatto parola con nessuno, ma del resto conduceva una vita assolutamente ritirata ed era molto riservato sulla portata dei suoi poteri. Tuttavia l'istinto gli diceva che ne era in grado. Non che avesse conosciuto molti psionici, anzi, ma i portenti di cui quell'essere era in grado avevano più volte sfidato la ragionevolezza del mondo terreno, persino per gli standard del 41esimo millennio. La sua morte fu una tragedia, seconda solo alla perdita del Padre.

-Scusa, Kosse, ma ho bisogno di sapere. Mi hai detto di essere l'ultimo Gerarca del vostro Culto... Avete ancora un Magus?

-No. Si chiamava Reekel e durante quella battaglia fu ferito gravemente. Lo portammo in salvo, ma perdeva troppo sangue e nel giro di qualche ora morì. Naturalmente, non prima di averci lasciato la Profezia del Firestarter.

-Quando è stato?

-In anni terrestri? Circa quattro anni fa. Siamo sopravvissuti unicamente nascondendoci e solo di recente abbiamo iniziato ad uscire dal nostro rifugio. Le cose qui sono molto cambiate a quanto pare, sebbene di fatto continui a regnare il disordine. Era così prima e credo che rimarrà così per sempre, almeno finchè non estenderemo il nostro dominio su tutto e tutti.

-Quindi sei tu al comando del Culto?

-Non proprio. Al momento siamo in due a detenere il comando, anche se spesso le nostre idee differiscono.

-Ma se sei l'ultimo Gerarca, allora di chi si tratta?

-Mi riferisco al nostro Accolito Vessillario, Murian.

-Un semplice Vessillario?

-Si e no. In pratica è il più anziano degli ibridi di prima generazione, una figura molto rispettata come potrai di certo capire. E merita tutto il rispetto che riceve, sia chiaro. È lui che custodisce le nostre insegne e tutti gli Accoliti lo vedono come il loro capo. Io sono molto più giovane e non sono ancora riuscito a guadagnarmi il loro pieno rispetto.

-E su che cosa siete in contrasto?

-Farai prima a verificarlo tu di persona, piuttosto che a farti spiegare da me o da chiunque altro.
Dopo una decina di minuti, il gruppetto giunse di fronte ad una piccola paratia corazzata ricoperta di ruggine. Attivando il comunicatore della propria tuta da lavoro, Kosse ordinò ai cultisti che presidiavano l'interno del loro rifugio di aprirne l'accesso. Dopo qualche attimo di silenzio, la paratia iniziò a sollevarsi, non senza sinistri cigolii e stridii. Giunta a metà si bloccò e Kosse ordinò ai suoi soldati di iniziare ad entrare, per poi invitare Vihn a fare lo stesso.

L'interno assomigliava ad una piccola città. C'erano luci, ibridi indaffarati che correvano a destra e a sinistra impegnati in faccende e commissioni, la temperatura era decisamente più alta dell'esterno e nell'aria si libravano odori riconducibili a cibi di curiosa natura. L'aspetto del posto tuttavia era abbastanza miserabile. In pratica, si trovavano all'interno di un vecchio ed enorme hangar di macchine da miniera, pieno zeppo di baracche costruite con i materiali più disparati, tra cui carcasse di veicoli e rottami di ogni genere. Le persone osservavano Vihn con un misto di stupore e sospetto, come se ne capissero al volo la natura ma ne diffidassero ugualmente, per poi tornare ai loro affari. Le strade, se così si potevano chiamare, erano costellate di sporcizia di ogni genere, da normali avanzi di cibo a ben altri avanzi di cibo, passando per cartacce, vestiti a brandelli, carogne di strani e piccoli animali... Insomma, un posto davvero misero.

Si stava giusto accorgendo del fatto che finora aveva incontrato unicamente ibridi di 3a o 4a generazione, quando Kosse riprese a parlare.

-Murian e i suoi seguaci, cioè tutti gli ibridi di 1a e 2a generazione, non abitano qui. Dall'altro lato di questo hangar vi sono i resti di un insediamento di minatori, gli stessi che erano proprietari di questo hangar e di buona parte dell'equipaggiamento che adoperiamo. Loro stanno lì. Vengono qui di tanto in tanto, in fin dei conti siamo sempre tutti fratelli.
-E che fine hanno fatto i minatori?

-Oh, alcuni facevano già parte del Culto, altri vi entrarono quando conquistammo questa zona. Altri ancora provarono ad opporre resistenza... Come mai questo interesse per i locali?

-Non fraintendere le mie domande, eh, io avrei fatto lo stesso. Semplicemente, ero curioso di saperlo.

-Allora vedi di essere meno curioso quando incontrerai Murian. Non è molto bravo a parlare e detesta farlo. Saremo già fortunati se non tenterà di ucciderti... Ma stai tranquillo: faremo il possibile per difenderti.

Questi ultimi sviluppi iniziarono ad inquietare Vihn. Si era forse cacciato in un guaio? Oh beh, non che avesse avuto molte alternative. Kosse lo aveva invitato e trattato con rispetto, ma era pur sempre un Gerarca a capo di un manipolo di soldati. Se non avesse acconsentito a seguirlo, probabilmente sarebbe stato convinto con la forza.

Giunsero di fronte alla baracca più grande di tutte. Dalla presenza di guardie all'esterno, Vihn dedusse che si trattava dell'alloggio di Kosse. Deduzione corretta. Il Gerarca salutò le guardie e vi entrò, facendogli cenno di seguirlo. L'interno era caldo e accogliente, dal momento che un fuoco crepitava in una stufa e il suolo era ricoperto di tappeti e vecchi cuscini. Vihn individuò altre due stanze; nella prima notò un vecchio sacco a pelo dell'Astra Militarum, mentre la seconda era nascosta da una porta chiusa. Probabilmente era il cesso. Non vi erano sedie, ma un basso tavolino dominava il centro della stanza, ricoperto di quelle che sembravano essere mappe. Kosse invitò Vihn a sedersi e poi si accomodò su di uno dei cuscini vicini al tavolo.

-Questa è casa mia. Se ti va bene, sarò felice di ospitarti fino a che lo vorrai. Come puoi vedere, non è il massimo della comodità ma è quanto di meglio potrai trovare quaggiù.

-Tranquillo, sul mio pianeta vivevo in un posto ben peggiore. Ero un membro degli equipaggi dei veicoli e praticamente dormivamo dentro di essi...

-Scomoda come cosa. Ma veniamo a noi. Vuoi sapere cosa è il Firestarter, giusto?

Vihn era tutto orecchi.

venerdì 14 ottobre 2016

FIRESTARTER - capitolo II - LA TOMBA




La creaturina, grande la metà di Vihn, si fermò di fronte all'ibrido, in attesa. Come era possibile? Come aveva fatto? Da dove era sbucata? E nonostante il suo presunto inseguitore fosse di fronte a lui, Vihn sentì nuovamente quel caratteristico prurito alla nuca, quella peculiare sensazione di essere osservato. E si girò a controllare alle proprie spalle. Di fronte a lui, sbiadito dal tempo, si stagliava su di una colonna un graffito che conosceva bene. L'aveva sognato ogni giorno sin dalla propria nascita, quel simbolo. Tutti gli ibridi lo sognavano, faceva parte della loro mente alveare, della loro anima. Era il simbolo della Grande Divoratrice, i Figli del Vuoto. Tutto ora gli fu chiaro.

Quella sensazione non era dovuta al piccolo Genoraptor. Non era l'unico della sua razza su quel planetoide: lì esisteva un Culto! Coincidenza? Fortuna? Mentre si poneva queste domande, una risposta sbucò dai recessi della sua psiche, sussurrata da una bocca non umana che non parlava la sua lingua, ma che nonostante tutto gli fu chiara. “I tuoi Geni”. E sebbene la voce provenisse dalla sua testa, era stata la bocca del piccolo Genoraptor a muoversi. La creaturina prese l'iniziativa e lo condusse attraverso strade abbandonate ed edifici diroccati, poi giù per le fogne ed infine persino più in basso, in luoghi che sembravano non ricevere visite da secoli. Dopo un paio d'ore di cammino, giunsero di fronte ad un portello metallico chiuso, in una stanza che mostrava evidenti segni di un vecchio conflitto a fuoco: bossoli, bruciature e macchie di sangue. La porta stessa sembrava essere stata presa d'assalto, eppure era ancora fissa sui cardini, come se gli assalitori ad un certo punto avessero deciso che non ne valeva la pena. Il piccolo Genoraptor indicò a Vihn il portello e lui seppe istantaneamente cosa voleva che facesse. Si avvicinò e tento di ruotare la grande maniglia che l'avrebbe aperto, ma il meccanismo non si mosse. Provò e riprovò, ma col passare del tempo si rese conto che c'era un solo modo per entrare: l'avrebbe fatto esplodere. Gli rimanevano ancora tre granate e non voleva sprecarle. Ispezionò approfonditamente quel blocco d'acciaio e ruggine, alla ricerca di un punto di cedimento. Dopo qualche minuto, decise che una granata al di sopra del chiavistello sarebbe bastata. La assicurò in posizione con del nastro isolante, poi la innescò e attaccò a correre lungo un cunicolo laterale. Aveva pochi secondi per evitare che lo spostamento d'aria lo tramortisse.

L'esplosione, per quanto di una singola e vecchia granata, rimbombò nei sotterranei del formicaio e il rumore si ingrandì notevolmente. Non che sarebbe fregato a qualcuno, nel Pozzo le bombe esplodevano ogni giorno, quando andava bene. Vihn riuscì ad allontanarsi a sufficienza e quando la polvere sollevata dal botto iniziò a posarsi, fece ritorno nella stanza. Il suo piano aveva funzionato: il portello si era aperto, visto che la parte murata del chiavistello ora non era più tanto murata. Con cautela, Vihn gettò uno sguardo nel salone oltre alla porta.

All'interno, un tanfo dominava l'aria, mentre il buio dominava lo spazio visivo. L'ibrido estrasse una torcia ed iniziò ad illuminare i dintorni. Ben presto, si accorse di camminare in mezzo a vecchie carcasse ammuffite, di creature a lui parecchio simili. Una last stand del Culto locale? Lo stanzone era enorme, puntellato di colonne che univano il soffitto al pavimento. Vecchie armi facevano capolino fra i cadaveri e per qualche strano scherzo della prospettiva sembravano puntarlo ovunque si muovesse. In fondo alla sala, una grossa sagoma emergeva dalle carcasse. Intuì subito di cosa si trattasse e l'avvicinarsi non fece che confermare le sue teorie.

Il Patriarca del Culto. Morto e mummificato, perché a differenza degli ibridi le carcasse dei Purosangue non subivano la putrefazione. Era una creatura imponente e tutto sommato sembrava quasi che potesse muoversi da un momento all'altro. Ma era certamente morta da anni: il cranio era sfondato e due arti superiori mancavano all'appello. Un peccato. Ma allora, la sensazione psichica che lo aveva messo tanto in allarme da dove proveniva? La risposta non si fece attendere.

Passi alle sue spalle. Passi eterogenei, di creature con stazze diverse e piedi diversi. Si girò e di fronte a sé vide una decina di ibridi, le armi spianate contro di lui. Erano lì perché avevano sentito il botto o perché lo avevano tenuto sott'occhio? Lo stallo comunque non durò per molto, perché uno di loro, presumibilmente il loro capo, prese la parola:

-Benvenuto, straniero. Io sono Kosse, ultimo Gerarca del Culto Grigio. Vedo che non sei un umano qualsiasi. Hmm... No, tu sei come noi... Come ti chiami? Da dove vieni?
-Io mi chiamo Vihn e vengo da Khatrax. Non credo ne abbiate mai sentito parlare, abbiamo fatto di tutto per rimanere nascosti. Dominavamo il pianeta ed eravamo pronti a ricevere la Grande Divoratrice, finché dei maledetti Astartes non giunsero e ci distrussero. Io sono l'unico sopravvissuto.
-Allora abbiamo una storia simile, fratello Vihn. Anche noi fummo attaccati da degli Astartes. Quei vigliacchi ferirono a morte il nostro Patriarca e lo lasciarono ad agonizzare qui dentro, mentre noi tentavamo disperatamente di raggiungerlo. Quando furono certi della sua morte, se ne andarono. Erano anni che non tornavamo qui, poiché è per noi un luogo di profondo dolore. Ma dimmi, cosa ti ha guidato fin qui? Come hai fatto a trovare questo posto?
-Grazie a questo piccolo Genoraptor. È lui che mi ha trovato e che mi ha condotto qui.

Kosse guardò con attenzione nel punto indicato da Vihn. Fu il suo sguardo a parlare per lui. Vihn capì che il Gerarca non vedeva la creatura che in questo momento stava accovacciata al suo fianco.

-Fratello – disse Kosse – io non lo vedo. Sin dalla battaglia che fu combattuta in queste stanze nessuno ha più visto un Genoraptor. Ma se quel che dici è vero, allora è te che noi abbiamo aspettato per tutto questo tempo. Se tu vedi la creatura che dici di vedere, vuol dire che hai il Dono. Vuol dire che sei il Firestarter.
-Scusa, di quale dono stai parlando?
-Tu vedi un Famiglio della Grande Divoratrice. Solo i Magus e i Patriarchi ne sono in grado: sono l'incarnazione della Mente della Nidiata, la parte di noi che appartiene ai Figli del Vuoto.

Vihn a questo punto capì. I passi che sentiva erano nella sua mente. La creatura non era sbucata dalle ombre, era stata generata dalla sua psiche. Volse lo sguardo verso quell'essere che solo lui poteva vedere. Nei suoi occhi vuoti, vide sé stesso. E le Stelle.

-Cosa significa “firestarter”?

sabato 8 ottobre 2016

FIRESTARTER - capitolo I - IL POZZO


da qualche parte nella Via Lattea...

Vihn Dysel si girò di scatto. I suoi sensi ipersviluppati erano costantemente in allarme, ma per ora gli avevano restituito unicamente falsi positivi. Probabilmente, era il posto ad agitarlo: un fetido planetoide industriale abbandonato, ai confini dell'Imperium, chiamato poco poeticamente “UHC/34a99”. I più fantasiosi lo avevano ribattezzato “il Pozzo”. Sicuramente era il luogo ideale per nascondersi dalle autorità Imperiali, il che lo rendeva anche un posto pericoloso di per sé. Criminali, mutanti, alieni ed eretici affollavano le strade, mentre oscure organizzazioni tramavano nell'ombra. Era anche un ottimo nido per quei Rogue Trader che necessitassero di rifornimenti “speciali”, oppure di un porto spaziale dove scambiare beni non propriamente approvati dall'Administratum. Di tanto in tanto, persino alcuni Inquisitori (ovviamente i Radicali più estremisti, coloro i quali avevano già un piede al di là della linea gialla dell'eresia) facevano visita al Pozzo, ma in cerca di cosa (o di chi) era un'informazione difficile da ottenere senza pagare con la vita. Il Pozzo non era solo il nomignolo del planetoide, bensì si estendeva anche all'unico, ciclopico formicaio che ne occupava parte della superficie e della crosta sotterranea. Essendo l'atmosfera piuttosto scarsa, il formicaio era sigillato da un Guscio di Guglie, atto a contenere l'atmosfera artificiale che si respirava per le sue strade, proveniente dalle Tre Foreste Idroponiche. Un tempo erano gli adepti del Mechanicum ad occuparsi del mantenimento di queste Foreste e dell'integrità del Guscio di Guglie, ma ormai erano svariati millenni che il sistema era abbandonato a sé stesso. C'era stato chi si era proposto di prendersi in carico di tutte le manutenzioni, ma puntualmente i riottosi abitanti temevano che la loro preziosa libertà sarebbe stata a rischio. Di conseguenza tali individui finivano sempre a fare da concime in una delle Tre Foreste. Non vi era un capo, né un Consiglio cittadino, né una dittatura militare, né un'organizzazione illegale che detenesse il potere assoluto: il Pozzo si autogovernava nell'indifferenza, ricorrendo al sangue, alle droghe, alle armi e a manufatti di origine aliena.

Sebbene molte di queste cose non gli fossero note, Vihn sperava che in mezzo all'anarchia dilagante del Pozzo sarebbe riuscito a recuperare le forze dopo gli avvenimenti di Khatrax. Era sopravvissuto per miracolo ed era riuscito a fuggire per miracolo mentre il pianeta subiva un bombardamento orbitale. Fortunatamente per lui, solo qualche settimana prima la squadra di cui faceva parte aveva rintracciato un hangar segreto dell'Astra Militarum e le alte sfere non avevano ancora deciso cosa farne. Di solito, infatti, le navette venivano requisite, di modo che i Principi, i Genoraptor Purosangue, potessero diffondersi nell'Universo. La navicella con cui era riuscito a fuggire era poco più di una vecchia scialuppa di salvataggio, arrugginita e cigolante, ma era riuscita a condurlo fino al sistema solare abitato più vicino, chiamato Legius. Troppi Arbitres però da quelle parti, così appena seppe dell'esistenza del Pozzo decise di dargli una chance. E per ora, non gli dispiaceva affatto. Attraccare era stato semplicissimo, dal momento che era bastato pagare uno svogliato e grottesco Capoporto mutante. Zero domande, zero problemi. Tra l'altro, la sua astronave era talmente schifosa che difficilmente qualcuno avrebbe avuto il fegato di rubarla. No, non gli dispiaceva affatto, senonchè...

Di nuovo, Vihn si girò di scatto. Anche questa volta, nessuno lo stava seguendo. O, se lo stava facendo, era dannatamente bravo a nascondersi. Eppure si sentiva osservato...

Stava vagando per tetri vicoli di roccemento pieni di detriti e rifiuti, alla ricerca di un posto tranquillo e abbandonato in cui stabilirsi. Aveva intenzione di fare il mercenario per un po', magari la guardia del corpo, giusto il tempo di procurarsi un equipaggiamento decente e poi sarebbe ripartito. Per dove, ancora non lo sapeva, ma di certo sarebbe stato meglio se non fosse rimasto troppo a lungo nello stesso posto. Gli sarebbe piaciuto formare una sua Famiglia, ma non era un Genoraptor Purosangue e per quello che ne sapeva non erano tanti i suoi simili nell'Universo. Il sangue quanto si sarebbe diluito? Sarebbe davvero stato in grado di dare alla luce un nuovo Purosangue? Ancora una volta, Vihn sentì l'impulso di girarsi di scatto. E lo fece, ma dietro di lui c'era solo la sua ombra. Stava esagerando? Forse era la stanchezza, forse la fame. Forse era solo paranoico. Si stava addentrando sempre di più nelle parti abbandonate di quel miserabile agglomerato di sporcizia e devianza e ben presto l'unico rumore che si poteva udire era quello dei suoi passi. Passi che iniziavano ad acquisire uno strano eco. Come se fossero passi doppi. Ora ne era certo. Qualcuno lo seguiva. Individuò un cunicolo più avanti sulla destra, una strada che sgorgava oscurità e che prometteva essere il luogo ideale per una trappola. Fece quasi per superarla ma all'ultimo vi si infilò dentro con uno scatto, correndo fino a nascondersi dietro ad un grosso tubo che partiva dalla volta del cunicolo e che continuava nel terreno. Tenne d'occhio l'ingresso, ma nessuna ombra spezzò la lama di luce che lottava contro l'opprimente oscurità. Iniziò ad indietreggiare lentamente, lontano dall'apertura ma senza mai perderla d'occhio. E i passi ripresero, ora più nitidi che mai. Come se chiunque li producesse avesse perso ogni interesse nel nascondersi. Eppure, non si vedeva nessuno. “Assurdo, impossibile, ridicolo” furono solo alcune delle parole che balenarono in mente a Vihn, eppure la realtà non mentiva: il suo inseguitore sembrava essere invisibile. La sua mano si spostò lentamente verso l'impugnatura del fucile a pompa che portava a tracolla. Avrebbe combattuto con tutte le sue forze, perchè l'istinto di sopravvivenza era la sua arma migliore. Dopo secondi che sembravano giorni, il cunicolo terminò e Vihn si ritrovò in un'ampia strada traversa, fiocamente illuminata ma deserta. Nulla era entrato nel vicolo, eppure i passi lo avevano seguito. Ad un certo punto, il confine dell'ombra all'uscita del vicolo sembrò agitarsi e una piccola figura prese forma sotto agli occhi di Vihn.

La testa allungata e glabra, i lunghi e acuminati artigli, le piastre di chitina e gli occhi vacui... Erano tutti quanti elementi fin troppo familiari. Stava osservando un piccolo Genoraptor.

venerdì 30 settembre 2016

FIRESTARTER - teaser




I'm the trouble starter, punkin' instigator.
I'm the fear addicted, danger illustrated.
I'm a firestarter, twisted firestarter.

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The Prodigy - Firestarter